Franco Mulas, classe 1938, espone alcune opere dal 1980 fino a oggi, in realtà quelle più recenti (2012-2013) sono in grande quantità rispetto a quelle più "storiche": il pian terreno del museo Carlo Bilotti ne è pieno. Il pian terreno ospita anche l'unico gioco d'acqua sopravvissuto ai cannoni del 1849; nel ninfeo si trova un sarcofago dell'antica Roma incorniciato in un'abside di conchiglie, la cui parte centrale sembra una grotta sottomarina. Le opere più recenti di Mulas, tra atlanti ed esplosioni, paiono una autoironica deflagrazione e decomposizione della sua vena artistica degli anni '90: i colori che creavano insiemi coerenti all'epoca (es.: paesaggi, tramonti, corsi d'acqua) ora sono relegati ad alimentare le chiazze che -loro si- hanno il compito di veicolare il senso dell'opera. Di grande impatto resta ancora la denuncia sociale ed ecologica di Big Burg come continua l'enigma della sequenza degli alberi di Mondrian, lievemente intaccata dall'audio costante del filmato che commemora il mecenate da cui il museo prende nome. Sul tetto della palazzina, all'aperto, si ammirano una decina di statue in lamina di metallo di Justin Peyser, un pò arrugginite ma potenti nella loro stilizzazione di archetipi storici (es.: il doge, il vescovo, l'alfiere...). Completamente inaccessibile a livello cognitivo la sequela di tele pseudo-ancestrali di Innocenzo Odescalchi, forse desideroso di richiamare temi tribali di un'era agli inizi dell'uomo o ancora prima; trova conforto solo nelle parole della curatrice che tentano di giustificarne la presenza in galleria.
Nel complesso una visita piacevole anche se minacciata all'inizio dal nuovo erogatore automatico di biglietti: si parte selezionando il tipo, da un full per non residenti da 6,5 € a importi sempre inferiori man mano che si sia residenti a Roma, possessori di abbonamenti del bus, ecc. fino alla gratuità. E' bene munirsi di monete, le uniche accettate, dato che il cambia-monete (come nelle sale giochi di una volta) potrebbe essere fuori uso. Gentile e competente il custode del pian terreno, disponibile a illustrare le parti storiche dell'aranciera, vero deposito di vasi di agrumi negli anni andati.
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